Cadono libri a catinelle

Lee Dae-Hyun

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    Non riuscivo a crederci.
    Per quella che probabilmente, era la prima volta in vita mia, mi trovavo in libreria. Sapevo che esistevano posti del genere, ma finora, ero stata abbastanza fortunata, da non metterci mai piede. Anche se... più che fortuna, si poteva dire che avevo evitato, qualsiasi posto contenesse anche solo un foglio di carta. Avevo ben altro a cui pensare, anche se... ero fin lì per un motivo ben preciso. Avevo sentito che da qualche parte, in questa città sperduta da tutti, ci potevano essere gli archivi storici. Con precisione, non sapevo dove, ma dovevano essere lì, da qualche parte.
    Ogni tanto, mi sorprendevo a pensare, a quanto mi mancasse Layla, eppure erano anni che non ci vedevamo faccia a faccia, la nostra conversazione più lunga, restava per messaggio. Lo avevo conservato e mai cancellato, non cancellavo mai niente. Quella stronza mi mancava davvero tanto. Perfino i nostri litigi iniziali, mi mancavano. Non avevo mai avuto problemi, con nessuno, solo lei, era sempre riuscita a farmi girare i cosiddetti, che non possedevo nemmeno. Solo pensare a lei, mi faceva venire un magone enorme. Molto spesso, prima di andare a dormire, la sognavo pure, speravo che fossero solo pensieri e sogni, perché molto spesso, più spesso del necessario, la vedevo triste e sola, quasi a piangersi addosso.
    Non avevo problemi a stare in quella città, era una città abbastanza liberale, potevi andare vestito, come volevi, anche se poi ti guardavano tutti male o altro. Non che io andassi in giro, vestita chissà come. Un semplice vestito chiaro, mi andava più che bene e non mi aveva mai causato problemi. O almeno, in una libreria non ne causava no? Non ero mica in una chiesa, che mi avrebbe proibito di entrare in questo modo. Troppa pelle esposta... tsk. Non capivano più niente. Faceva caldo, quindi non c'era niente di male, nel girare con "pelle esposta". Anche in libreria, faceva caldo, ma almeno muoversi liberamente, era liberatorio.
    Forse lì dentro, avrei potuto trovare, risposte alle mie domande?
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    Quella mattina Dae-Hyun si sentiva particolarmente bene.
    Il motivo gli era ignoto - dopotutto aveva più di qualche ostacolo da superare, nella sua patetica vita -, ma fermarsi a chiederselo sarebbe stata la scelta più dannosa e stupida che avrebbe mai potuto prendere. Se per un piccolo momento la sua mente sembrava aver messo da parte i mille problemi che solitamente lo affliggevano, beh meglio seguire la sua scia. Giusto? Forse per una buona volta sarebbe riuscito a trascorrere una buona giornata. Una di quelle che terminano con un grande respiro soddisfatto accompagnato da un sorriso che coinvolgeva l'intero viso.
    Ma sì, per quella volta avrebbe fatto a meno di lasciarsi andare al dramma che era - ormai - diventata la sua vita. Doveva farlo per sé stesso, per sua madre e per quella piccola bambina che - all'alba - s'era infilata nel suo letto.
    Dae-Hyun osservò la testolina posata sul suo petto e sorrise, gli occhi che se soltanto avessero potuto avrebbero tranquillamente preso la forma di due cuoricini rossi. Mi Sun era il suo punto debole, l'unica ragazza che avrebbe mai potuto amare... l'unica che sarebbe rimasta nella sua vita. Sorrise e scosse leggermente il capo, cercando di alzarsi ma allo stesso tempo facendo attenzione a non svegliare "il can che dorme". Ridacchiò divertito per il pensiero che gli era venuto in mente e si morse il labbro inferiore, tentando di metterlo da parte. Erano ancora le 10 ed era Sabato, avrebbe potuto dormire ancora un altro po'... non era obbligatorio che lei si svegliasse per colpa di un fratello deficiente.
    Piano aprì le ante dell'armadio e dopo aver afferrato un jeans ed una t-shirt particolarmente eccentrica - con fascia che quasi faceva pandan -, Dae corse in bagno, pronto per lavarsi e rendersi presentabile.
    Buongiorno tesoro! lo salutò la madre non appena entrato in cucina. Oh! Devi uscire? chiese poi interessata, vedendolo già vestito di punto in bianco.
    - Sì, pensavo di farmi un giro. asserì mangiando una brioche. - Perché? Ti serve qualcosa? chiese poi premuroso, pulendosi le labbra una volta terminato. Devo restituire il libro di medicina e prenderne un altro in libreria. Puoi andare tu? Io proprio non riesco a muovermi oggi e tuo padre è già a lavoro... rispose con un po' di malinconia nella voce la donna, per poi indicare il libro posato sullo scaffale con sopra un biglietto dove - Dae supponeva - doveva esserci scritto il titolo di quello che le serviva.
    - Nessun problema! Vado subito! affermò perentorio, cercando di non pensare al tono che sua madre aveva usato, perfettamente aiutato dal sorriso che la stessa gli aveva appena rivolto.
    Con un'apparente calma nel cuore, Dae afferrò il libro e dopo aver infilato il biglietto dentro la tasca destra del proprio pantalone, salutò la madre, aprì la porta di casa e s'imbatté per le strade di Roswell.
    Non aveva una meta ben precisa, perciò si recò direttamente in libreria... nel caso - poi - avrebbe pensato a cos'altro fare una volta fatto la propria mansione. Restituì il libro e si mise a cercare quello nuovo. Il punto era che era così impegnato a farlo da non accorgersi nemmeno di star travolgendo una giovane malcapitata. Fortunatamente ebbe i riflessi pronti, perciò prima che quest'ultima cadde a terra le afferrò un fianco e l'abbracciò così da allontanarla dal suolo e prendere lui stesso, la botta che - nel caso - avrebbe dovuto subire lei.
    - O mio Dio scusami, davvero. affermò subito dopo, mettendo le mani a posto e scuotendo leggermente il capo. - Sono un coglione, scusami ma non ti avevo proprio vista.
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    Una delle cose che avrei dovuto smettere di fare, era smettere di camminare ad occhi aperti.
    Ero così presa dai pensieri, che, molto più spesso, non badavo a dove mettevo i piedi, camminavo e basta, mentre rimuginavo su ciò che dovevo fare, o meglio, su chi dovevo cercare. Era davvero difficile cercare di capire, da dove provenissi. Una delle cose più difficili che avessi mai fatto finora. Chi era nato, con entrambi i genitori, doveva ritenersi fortunato, non avrebbero mai avuto così tante domande in testa, non avrebbero mai saputo, cosa volesse dire, svegliarsi ogni giorno, della propria vita e chiedersi, costantemente, chi fossero. Una domanda che restava sempre. Un tarlo che non se ne andava mai, dalla propria testa. Erano benedetti dalla fortuna.
    Non dovevo meravigliarmi, se durante uno dei miei continui, viaggi mentali, in cui mi spostavo in una terra, dove nessuno era accetto, finii distesa a terra, con qualcuno che continuava a scusarsi. Dovevo aver sbattuto contro un armadio parlante, non c'era altra opzione. Alla fine, avevo finalmente trovato l'armadio per Narnia? Sognavo da una vita, di finirvi, e finalmente lo avevo trovato. Alzai lo sguardo dalle scarpe, cosa che mi fece supporre che non fosse un armadio - e alzai man mano lo sguardo: pantaloni, maglietta, viso, capelli... Sicuro che non fosse un armadio, a meno che, non stessero creando armadi a forma d'uomo. Cosa che sarebbe stata divertente da vedere, chissà come si sarebbero potuti aprire. Abbozzai un sorriso, per i pensieri stramboidi mi stavano assalendo.
    - Tranquillo, tranquillo.. tutto apposto. Come vedi... niente di rotto - gli mostrai le mani, gambe, piedi e busto. Non ero disposta a mostrare altro, per avvalorare la tesi del tutto apposto. Già che avessi il controllo del mio corpo, dovrebbe far capire che stavo bene, no? Mi osservai per qualche secondo, cercando di non ridere, avevo un bel vestito, che metteva in risalto la mia pelle, quindi non ero invisibile. -
    e dire che pensavo di esser visibile... non mi si nota con tutti questi fiori? -
    ribattei, indicando i fiori dell'abito. Mi ero mimetizzata così bene con gli scaffali, che aveva scambiato il bianco col marrone?

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    Che incontro-scontro da cliché, il loro: momento clue di mille film e telefilm per ragazzi. Eppure davvero non l'aveva vista. Davvero era impegnato a far altro. Davvero era un coglione. In quel momento si chiese se non avesse sbagliato a dire la verità: poteva ammettere d'aver messo in atto un modo per allacciare bottone, almeno non si sarebbe reso così maledettamente stupido ed idiota davanti ai suoi occhi. Ma anche quella prospettiva non era allettante... oltre al fatto di non esser veritiera.
    Ma ormai cosa importa? La "disgrazia" è avvenuta... anzi, fortunatamente non è caduta. pensò mentre si mordeva il labbro inferiore, indeciso se chiederle ancora come stesse. Certo, così oltre ad idiota penserà che io sia un ritardato mentale. si rispose mentalmente, ascoltando il secondo "tranquillo" uscir fuori dalle sue labbra.
    Scosse il capo e ritornò subito in posizione eretta, aspettando che anche lei facesse la stessa cosa. E dire che pensavo di esser visibile... non mi si nota con tutti questi fiori? - Nah, riusciresti a farti notare anche se non li avessi... disse a bruciapelo, senza connettere il pensiero con le labbra: adesso che la guardava meglio quella ragazza era davvero carina.
    Ridacchiò nel riascoltare le sue parole: quella era una cosa che proprio non gli piaceva... c'eran volte in cui si perdeva nel proprio mondo ed altre in cui non rifletteva e lasciava che i pensieri uscissero fuori dalle sue labbra come acqua in piena. Continuò a ridere tuttavia per niente imbarazzato: dopotutto non aveva detto nulla di male... anzi, le aveva persino fatto un complimento, no?
    - Ero preso alla ricerca di un libro di cui conosco soltanto questo titolo... e le mostrò il biglietto con sopra scritto quel che cercava - ...e non la copertina. I miei occhi eran fissi sugli scaffali, per questo non ti ho vista. spiegò meglio. - Sicura di star bene? domandò un'altra volta, sorridendole cordialmente.
    - Nella tua ricerca tu non l'hai visto, vero? chiese successivamente, indicandola piano.
    Se era strano? Dae-Hyun era la stranezza fatta persona.
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    Era un vero toccasana, ricevere un complimento in questo modo. Forse, non se n'era nemmeno reso conto. In poche parole... mi trovava carina. Gli sorrisi, chinando il capo. - Ma grazie, sappi, che fa sempre piacere, ricevere belle parole - non volevo davvero imbarazzarlo, ma andava ringraziato, in un qualche modo.
    A quanto sembrava, era perso nei libri... succedeva molto spesso, che le persone si perdevano in una qualche ricerca. Recentemente, succedeva anche a me. Scoprire chi ero, mi stava quasi, facendo perdere il senno. Meno male, che già prima, non era del tutto normale. Sorrisi, mordendomi subito dopo il labbro inferiore, per non dire qualche sciocchezza di troppo. Osservai il titolo del libro che stava cercando, e scossi la testa. Non lo avevo visto, forse, mentre cercavo le cose per me, potevo sempre cercare anche il suo. Non poteva far male, no? Alla sua domanda, annuii, quasi lieta, che si stesse preoccupando di me. Non c'erano molte persone, che erano disposte a preoccuparsi di me e per me. Di solito, le persone, non facevano che contare su di me, un po' come se esistessi solo per il loro tornaconto. - Sto bene, grazie... non c'è mai stato niente qui dentro - indicai la mia testa, come fossi una zucca vuota - quindi non hai rotto niente che non fosse già troppo rotto - almeno potevo buttarla sullo scherzo.
    Scossi la testa, dispiacendomi per lui. - Mi dispiace... purtroppo ciò che cerco io, non si trova propriamente sugli scaffali, quindi non sto guardando lì - non che potessi dirgli di più. Perfino per me, la mia ricerca sembrava insensata, ma era meglio provare, che non provare.

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    Ma grazie, sappi, che fa sempre piacere, ricevere belle parole. ad ascoltare quell'affermazione Dae non poté fare a meno di sorridere. Non provava nessuna vergogna nell'aver espresso una propria opinione: come già dichiarato precedentemente Dae-hyun era un ragazzo che non amava celare i propri pensieri, non era una cosa da lui. Per questo le aveva fatto quel complimento... oltre al semplicissimo fatto che - in quel preciso istante - non aveva connesso il cervello alla bocca, le parole erano uscite così velocemente che non aveva neppure avuto il tempo per comprenderle e - semmai - fermarle. Non che ce ne fosse stato bisogno... appunto.
    Il ragazzo ridacchiò e scuotendo leggermente il capo sperò tanto che lei non se la fosse presa o che non avesse trovato il suo complimento come una presa in giro: non ne aveva nessuna intenzione. - Figurati, è la verità dopotutto. rispose comunque, alzando leggermente le spalle e annuendo alle sue affermazioni successive, trovando perfettamente divertente quella accennata per prima. "...non c'è mai stato niente qui dentro" - Ah! Conosco la sensazione! le rispose indicandosi e prendendosi in giro allo stesso tempo.
    Quando poi gli disse di non aver trovato nulla, e che quel che stava cercando non sarebbe stato presente tra gli scaffali, Dae-hyun si morse il labbro ed annuì, una mano che andava a massaggiare distrattamente il collo stanco. - Tranquilla, pensò farò un secondo tentativo un altro giorno. rispose alzando leggermente le spalle, magari qualcun'altro aveva preso in prestito il libro che interessava alla madre... in quel caso probabilmente nella sua seconda visita sarebbe stato in grado di prendere l'oggetto desiderato, tornato di nuovo disponibile. - Hai bisogno di una mano? chiese poi, sorridendo in modo cordiale.
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